Carissimi salve, ho trovato un articolo su avvenire che parlava propio sulla figura dell' educatore e degli adolescenti ve lo riporto.
Un’estate sorprendente, a tu per tu con gli adolescenti
DI LUCA SARDELLA *
« Cosa significa educare? E perché scelgo di farlo?». La domanda si faceva più forte nel momento in cui, terminato l’anno pastorale in parrocchia, ci si preparava alla partenza per il campo estivo con i ragazzi. Mi attendeva una settimana insieme con un gruppo di adolescenti per accompagnarli e prendermi cura di loro.
Quell’interrogativo, nonostante il passare degli anni, non mi ha mai lasciato e ha continuato a scavare dentro di me. Anzi: in questa prima estate vissuta come seminarista si è fatto ancora più urgente, più profondo.
Leggendo l’ultimo contributo di Andreoli sul rapporto tra sacerdote e adolescente emergevano nella mia memoria i tanti volti di ragazzi e giovani con cui ho condiviso un
Sono emersi sogni e paure, ma anche domande e fatiche Piccole o grandi aperture del cuore diventate autentiche occasioni d’incontro personale
tratto di strada. Ascoltando le loro storie, in quei momenti dove staccandosi dal gruppo si poteva assaporare la freschezza di un dialogo 'a tu per tu', emergevano le loro paure, i loro sogni, ma anche domande e fatiche.
Piccole o grandi aperture del cuore che diventavano autentiche occasioni di incontro e motivo di stupore nello scoprire quanta originalità e profondità l’altro custodiva, nascoste spesso sotto uno sguardo timido e silenzioso oppure in quel gran frastuono che era in realtà una disperata richiesta di essere benvoluto. L’esperienza personale mi ha confermato come con gli adolescenti non bisogna mai cadere nella tentazione di generalizzare. E di generalizzare al ribasso, lasciandoci andare a un facile pessimismo.
Spesso non si tiene conto della paura di condividere alcuni aspetti della propria vita o di come sia faticoso affrontare il proprio mondo nel momento in cui si cresce. L’estate che ho appena trascorso con i ragazzi mi ha regalato la gioia di potermi stupire nell’ascolto dei loro racconti. C’erano il desiderio forte di voler bene e di essere amati, la fatica di sostenere spesso situazioni critiche tra papà e mamma, i primi amori, le amicizie tradite, il sentirsi brutti.
In questi momenti sentivo particolarmente illuminanti alcune parole di Romano Guardini: «Educare significa che io do a quest’uomo coraggio verso se stesso. Che gli indico i suoi compiti e interpreto il suo cammino, non i miei. Significa aiutare l’altra persona a trovare la sua strada verso Dio». E così venivo ancora una volta provocato da quei ragazzi a mettermi alla scuola di Gesù che, sulla via di Emmaus, si è fatto compagno di strada dei discepoli. Alla luce dell’ascolto della Parola di Dio, l’accompagnamento diventava occasione per mettere al centro il bene, per trasmettere la gioia dell’incontro con il Signore, per guardare con coraggio e speranza alle domande di felicità, costruendo un’educazione fondata sui desideri e non sulla minaccia del futuro. Soprattutto per avere lo spazio di riprendere in mano alcune pagine di Vangelo e scoprire che non c’è crisi che non conosca una particolare visitazione di Dio, che non c’è situazione così critica che non possa trasformarsi in un’occasione di grazia. Educarci insieme, con pazienza, guardando alle nostre crisi come opportunità per verificare l’umanità e la qualità della fede. E come non sentirsi interrogati da questo? Grazie a quei giovani sono stato ancora una volta provocato ad amare chi mi stava vicino. Con l’unico desiderio di accompagnare l’altro all’incontro col volto luminoso di Dio.
* seminarista, diocesi di Chiavari
Bella espereinza vero!!!! Secondo me, i primi educatori sono i genitori, hanno loro la priorità ad educare i propri figli, e se i giovani d'oggi crescono male è prechè ripsecchiano la famiglia dei nostri tempi. Dove il ruolo del papà e della mamma viene meno, confuso, offuscato! Poi, c'è la scuola, altra maestra di educazione e di formazione, soprattutto per l'istruzione, ed infine ci saimo noi (...Beati gli ultimi che saranno i primi...
). Il nostro compito è quello di aggiustare, far capire, guidare i ragazzi, è come una grande barca dove ogni tanto c'è qualche pezzo di legno che si spacca, e per non far affindare la barca c'è bisogno di manuntenzione, bè noi siamo un pò come i tecnici di manuntenzione che dicono qual'è il lavoro da fare e come ripararle!
Senza dimenticare che il vero Educatore e maestro di vita è Gesù, però questo bisogna scoprirlo giorno per giorno!